Graziano Cecchini: la paura e la conoscenza
di Lorenza Rossi Lasab
(nella foto: Graziano Cecchini)
A seguito dei recenti fatti di Piazza di Spagna a Roma, ho chiesto di poter incontrare Graziano Cecchini, l’artista che alcuni anni fa aveva fatto scendere dalla scalinata di Trinità dei Monti miriadi di palline colorate. E che aveva colorato di rosso l’acqua della Fontana di Trevi. Questa conversazione, avvenuta il 16 marzo u.s., è un documento di grande attualità perchè Cecchini è un artista ammirato e controverso che, costantemente, viene anche molto “copiato”. In questi giorni, per esempio, è stato proposto, sotto gli occhi di tutti un intervento cromatico sulla Fontana di Piazza De Ferrari a Genova, ma non solo a Genova. L’acqua della fontana si presentava infatti, pochi giorni fa e per una ragione la cui nobiltà non si discute, colorata d’azzurro. Turravia certamente chi ha messo in atto questa iniziativa, si è ispirato a quanto Cecchini aveva realizzato a Fontana Di Trevi pochi anni fa. E forse, se si volesse rispettare gli artisti e le persone di cultura meglio di quanto ci si limiti semplicemente a dichiarare, bisognerebbe riconoscere le loro idee e ammetterne la paternità, soprattutto quanto li si copia. Perché le idee sono patrimonio comune, ed è proprio per questo che va riconoscuito il merito a chi le ha avute e comunicate per primo. Cecchini mi ha rilasciato questa interessante intervista, che permette di comprendere a fondo la sua poetica e le motivazioni dei suoi coraggiosi interventi nell’arte.
Come è nata, come ha sviluppato la sua vocazione artistica?
Ho cominciato come autodidatta e in seguito sono stato a bottega presso un pittore a Roma. Ho approfondito le mie conoscenze in modo più ampio, con letture e ricerche. Tuttavia ora mi sto rendendo conto che tutto quello studio non è servito a niente.
Perché afferma questo?
Perché viviamo in un’epoca non direi solo mediocre, ma pessima. Soprattutto per un artista. Nell’immaginario collettivo, oggi, l’artista è uno che non lavora per niente. Una sorta di nullafacente. In realtà un artista lavora quanto un metalmeccanico.
Qual è la differenza tra il nostro tempo e le epoche del passato?
In passato gli uomini che contavano avevano una visione del mondo completamente diversa. Lorenzo il Magnifico, per esempio, era un politico, ma illuminato. L’arte produce in effetti molto PIL e Lorenzo il Magnifico, per fare un nome, sapeva esattamente quanto PIL poteva procurargli un artista. Anche gli artisti, in fondo, hanno sempre fatto politica. Oggi non è più così e non vi sono artisti che siedano in Parlamento.
Che idea si è fatto della società e degli artisti contemporanei?
La società contemporanea è completamente da ricostruire e gli artisti che entrano nel mercato dell’arte non hanno un vero substrato culturale. E poi sono molto critico nei confronti di certi schematismi. Che cosa intendiamo per moderno? Che cosa intendiamo per contemporaneo? Caravaggio è un contemporaneo, l’Acropoli di Atene è contemporanea. Oggi si tende addirittura a confondere l’invenzione con l’innovazione. Picasso, per arrivare a Les Demoiselles d’Avignon ha fatto molto altro, iniziando come artista figurativo e poi passando per i successivi periodi blu e rosa. Per esempio, non si può fare dell’astrattismo se non si hanno le basi dell’arte classica e neoclassica. Quindi, a questo punto, che cosa intendiamo per antico o per moderno? Sono categorie inutili.
A proposito: nel 2010 ha realizzato un allestimento che traeva ispirazione dall’Acropoli di Atene.
Certo, si trattava di “Rock”: con 400 tonnellate di marmo proveniente dalla cave di Massa e Carrara, ho eretto in Piazzale Michelangelo a Firenze un grande portale arcaico lineare, essenziale. È stato un allestimento importante. In seguito, a Firenze in Piazza Santa Croce, Pistoletto ha realizzato una grande croce con blocchi di marmo.
Ha scelto il marmo, un materiale importante, di lunga tradizione.
Amo questo materiale. Un tempo gli artisti conoscevano profondamente e sapevano lavorare materiali come il legno e la pietra. Le grandi cattedrali del Medioevo sono state realizzate dagli scalpellini e non c’erano, come si pretenderebbe oggi, architetti abilitati. Lo studio del marmo mi ha insegnato molte cose e ho ripercorso attraverso lo studio di questa materia prima anche la storia dei grandi maestri, come Michelangelo. Questa profonda esperienza mi ha portato a proporre come metodo quello della lettura di questo prezioso materiale sulla base della conformazione naturale e delle sfumature, in occasione della Biennale del marmo, a Carrara.
Qual è la sua opinione sul mercato dell’arte oggi?
Mi sento come un pesce fuor d’acqua. Il mercato dell’arte sta sbagliando tutti gli obiettivi. Ognuno cerca di consolidare il proprio potere del momento. Questo rende miopi. Oggi il mercato ha creato il “divide et impera”, ed in effetti ogni artista si presenta come un piccolo o grande imprenditore di se stesso. Per esempio Maurizio Cattelan è considerato il più grande artista, ma per via del conto in banca. Tanti piccoli o grandi mondi autonomi, mentre invece è lo Stato che dovrebbe farsi padrone, nel divulgare l’arte.
E delle prospettive di questo mondo globalizzato cosa ne pensa?
Mentalmente oggi siamo un passo più indietro, rispetto all’uomo di Neanderthal. Siamo appesi a un concetto energetico. Se non passiamo dal fossile (il petrolio) ad altre risorse energetiche (eolico, fotovoltaico) noi saremo destinati a esplodere. Più in generale, oggi siamo di fronte all’olocausto dell’umanità. La società di oggi è strutturata in modo tale che è l’elemento umano, quello che deve pagare.
Parliamo ora delle sue esperienze artistiche più discusse a Fontana di Trevi il 19 ottobre 2007 e Piazza di Spagna il 16 gennaio 2008.
In entrambi gli esperimenti ho utilizzato il colore. Per la fontana di Trevi era un pigmento rosso, liquido e biodegradabile per colorare l’acqua. Si trattava di tempera ecocompatibile. Per l’esperimento della scalinata di Trinità dei Monti ho utilizzato il colore “solido” , facendo rotolare e discendere sulla fontana della Barcaccia mezzo milione di palline colorate di plastica, provenienti dalla Cina.
Qual era lo scopo che si prefiggeva?
Volevo sensibilizzare, rivoluzionare la mentalità comune. Su un volantino, nel 2007, avevo scritto: “una macchia di colore vi tumulerà”. Ho utilizzato il colore come un utensile per dimostrare che l’ignoranza produce paura. Dal momento che le persone non avevano conoscenza della natura di quel colore rosso che stava tingendo l’acqua della fontana, ecco che quel rosso, in realtà del tutto innocuo, ha terrorizzato quelle stesse persone.
E le palline colorate? Anche quelle facevano paura?
Hanno avuto paura anche delle palline colorate, perché sovvertivano i loro schemi mentali. In realtà i gradini di Trinità dei Monti sono un capolavoro perché sono stati fatti apposta per permettere all’acqua nei giorni di pioggia abbondante di andare a convogliarsi nella fontana della Barcaccia in Piazza di Spagna. E così è accaduto anche con le palline colorate, come fossero grandi gocce d’acqua. Si avvicinava l’anno dei festeggiamenti per il centenario della nascita del Futurismo. Eppure la gente ha ancora molte paure. Comunque i miei esperimenti hanno fatto scuola, anche quando nel 2009 ho rivestito le case di luce colorata, passeggiando per le strade di Roma con un proiettore tra le mani. Da quel momento anche alcuni spot pubblicitari hanno tratto ispirazione dai miei più discussi interventi artistici.