Il Manifesto realvisuale della scrittura

MANIFESTO REALVISUALE DELLA SCRITTURA
NELLA VARIETÀ DEI MESSAGGI COME ABITI APPESI DENTRO
GLI ARMADI DA SCEGLIERE PER ASSECONDARE UN VENTO
INCOSTANTE LE PAROLE SCORRONO VELOCI E LIQUIDE
SOPRA LE COSE MA LE LORO ENTITÀ RIAFFIORANO SUL VELO
DEI PROPRI LESSEMI COME ATTRAVERSO UNA LENTE

E LE PAROLE RIPRENDONO IL PROPRIO PESO SPECIFICO PER
INFRANGERSI CONTRO GLI SCOGLI DELL’INDIFFERENZA O
CONTRO I MURI DELLO SFRUTTAMENTO CINICO

IN QUEST’ORA IL TEMPO RACCOGLIE LE LETTERE PERSE
COME NOTE USCITE DAL PENTAGRAMMA E LE COLLOCA
SENZA RIPENSAMENTI NELLE STANZE VUOTE DEI NOSTRI
GIORNI

CHE IL RESTO CHE TUTTO IL RESTO CHE TUTTI I RUMORI
FASTIDIOSI MAI TRARRANNO D’INGANNO LE SAGOME ALTE
DEGLI ALFABETI MAI PERSI PER SEMPRE

NOI CI SALVEREMO SOLO ATTRAVERSO LE LETTERE E CON LA
COMPLICITÀ DEL SILENZIO

Cremona-Savona, sabato 25 febbraio 2017

Paolo Mezzadri, Lorenza Rossi Lasab

 

 

Su Espoarte una recente intervista a Serena Bertolucci, direttore di Palazzo Reale.

blogpalrealeEspoarte  propone, nel n. 93 ( 2016), una lunga intervista, a cura di L. Bochicchio, alla dott.ssa Serena Bertolucci, direttore di Palazzo Reale e del Polo Museale della Liguria. Serena Bertolucci si è laureata in Storia dell’arte moderna a Genova e poi si è specializzata in Museologia e Museografia presso l’Università Cattolica di Milano. Dopo esperienze anche di livello internazionale e la gestione museale di Villa Carlotta a Tremezzo (Como), nel novembre dello scorso anno, su nomina del Ministro Franceschini, si è insediata a Palazzo Reale. Nell’articolo (pp. 46-48), insieme all’indicazione, da parte del neodirettore, delle linee guida che caratterizzeranno la sua politica culturale nei prossimi anni e che hanno già fatto balzare, in un recente sondaggio, Palazzo Reale di Genova ai primi posti della top dei musei più amati d’Italia, la dott.ssa Bertolucci afferma la propria volontà di aprire il museo all’arte contemporanea  “come avvenuto in occasione dei Rolli Days: le installazioni sulle terrazze sono state estremamente coinvolgenti e apprezzate dal pubblico”(p.48). Il riferimento riguarda in modo lusinghiero la mostra Il vento di Ermete, che ho avuto il privilegio di curare e in cui hanno esposto le loro installazioni gli artisti Lorenzo Acquaviva, Luciano Fiannacca, Margherita Levo Rosenberg e Danièle Sulewic. A corredo iconografico dell’intervista, la fotografia della terrazza di Palazzo Reale durante l’occasione della mostra.

Lorenza Rossi.

La terrazza del contemporaneo: Genova, Palazzo Reale

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Con “La terrazza del contemporaneo”, in occasione delle giornate dei Rolli del 28 e 29 maggio 2016, si è inaugurata una nuova esperienza artistica a Genova. L’esperienza deriva da un’idea del Direttore di Palazzo Reale, la dott.ssa Serena Bertolucci, che ha pensato in via sperimentale di aprire la terrazza del Museo a esperienze innovative di arte contemporanea. Nella prima edizione di questo progetto è stata presentata la mostra “Il vento di Ermete”, a cura di Lorenza Rossi Lasab, con opere degli artisti Lorenzo Acquaviva, Luciano Fiannacca, Margherita Levo Rosenberg, Danièle Sulewic. Questo il testo di presentazione della mostra:

LA TERRAZZA DEL CONTEMPORANEO

Il vento di Ermete

Nell’atrio di Palazzo Reale vi è un grande sandalo alato, marmoreo, ai piedi di una grandiosa rampa di scale: appartiene ad Ermete. Il figlio di Maia lo indossa, fermato per un attimo il volo e quasi invitando i viaggiatori a salire per giungere, oltre le sale fastose, a un passaggio all’aperto. Qui si apre, stupefacente, come nel cuore di un percorso iniziatico, la terrazza del piano nobile, inondata di luce. Qui, sopra bianche balaustre le grandi urne marmoree si protendono offrendo un riposo momentaneo per i gabbiani che solcano il cielo. In questo spazio, vivo e pulsante, che si sporge in direzione del mare, per la prima volta si compiono davanti allo sguardo dei visitatori inattese rivelazioni. In questa primavera del 2016 il palazzo che fu visitato da Stendhal, Dickens e Flaubert, si risveglia ammaliante di inattese presenze. Sono artisti che la Liguria, terra di confine, ha visto aprirsi al mondo: cosmopoliti per vocazione, che interpretano il proprio tempo e questo luogo simbolico che è stato loro affidato. Opere e installazioni d’autore interagiscono con lo spazio musealizzato e ci parlano, con forme nuove, del nostro tempo convulso, frenetico, liquido. Le ermetiche forme, stabili e fluttuanti, stupiscono e affascinano. Gli artisti le hanno prodotte utilizzando con disinvoltura materiali di origine diversa: l’argilla così come le materie plastiche e gli acetati. I colori, come di sangue, di pietra e di terra appartengono a quei medesimi umori ed elementi che i filosofi ermetici avevano studiato nel loro tempo, qualcuno in cerca della pietra filosofale. Ma gli artisti Acquaviva, Fiannacca, Rosenberg e Sulewic, ci parlano invece del loro viaggio, dell’incessante viaggiare dell’uomo contemporaneo. Trasportate dal vento di Ermes le idee, come le forme dell’arte contemporanea, si creano, si cercano, si rincorrono e si distruggono con inaudita velocità. Non manca in questo percorso una veduta inedita di Genova: oltre il delizioso giardino, ecco il porto con le sue navi e i cantieri e le automobili in corsa sulla sopraelevata, a ricordare allo sguardo rapito, che ci troviamo nel cuore di una metropoli.

Lorenza Rossi Lasab

Manifesto della Pittura Realvisuale

LogoRVrossoSECONDO DOCUMENTO DI REALVISUALISMO

MANIFESTO DELLA PITTURA REALVISUALE

INCAMMINATI NELLA RICERCA DELL’ARTE, ABBIAMO TROVATO RISPOSTE ALL’OGGETTIVAZIONE DEL REALE, NON SOLO COME SEGNO DOCUMENTABILE CON IL SUPPORTO DIGITALE, MA COME MOZIONE CHE APPARTIENE AL NOSTRO PIANETA, NELLE COESISTENZE CHE OGGI ACCETTIAMO A LIVELLO VIRTUALE.

OLTRE L’INDIVIDUALISMO NOI VOGLIAMO ESSERE UNA SCINTILLA CHE SI SPRIGIONA DENTRO IL CONVERGERE DELLE DIVERSE DIFFUSIONI DELL’ ISTANTE SPAZIALIZZATO E DELLA COSTANTE RIPETIZIONE DI RETORICHE CHE NON CI APPARTENGONO.

INDIVIDUARE STRUTTURE PROFONDE, ANIMATI DALLA VOLONTA’ DI ESISTERE E DI TROVARE TRACCIA. INSEGUENDO LE IMPRONTE DEL REALE, NOI PENETRIAMO LE ZONE D’OMBRA, MISTERI NEI QUALI RAGGIUNGERE LE NOSTRE RADICI POIETICHE ED EMERGENDO DAI FLUTTI DELLE ALTE MAREE, NON VINTI, POTER OSSERVARE IL MONDO CON NUOVO STUPORE.

NEL RELATIVISMO ASSORDANTE DELLE PAROLE E DELLE APPARENZE, NOI PERCORRIAMO UN SENTIERO SICURO AFFERMANDO CHE TUTTO CIO’ CHE E’ VISUALE E’ REALE. SI INCRINANO COME VETRO I BALUARDI DELL’ARTE MIMETICA: LA MIMESIS HA ASSECONDATO GLI INGANNI E L’INGANNO VIRTUALE NE HA RESO INCERTO E CEDEVOLE IL PASSO.

SPAZIO CELESTE E TERRESTRE CHE SCIVOLANO TRA DITA ESITANTI SFIORANDO LA DIAFANA SUPERFICIE DI UN MONITOR, OCCULTI POTERI CHE CONSUMANO I POPOLI NELLE PALUDI INGANNEVOLI, LÀ DOVE OGNI INGANNO TROVA AMPIE STRADE NEL SENSO COMUNE.

COSÌ NOI, ARTISTI CHE CI ASSOCIAMO ALL’ UMANA ESPERIENZA, UNITI SCEGLIAMO DI LOTTARE CONTRO OGNI SENSO COMUNE: LIBERI BERREMO IL PANE E MANGEREMO IL VINO DELL’ARTE, AVVICINANDO DISTANZE CHE SEMBRANO INCOMPATBIILI, TENDENDO TELAI CON TELE SCUCITE, TAGLIANDO I COLORI, SVELANDO LE OMBRE E ANNERENDO LE LUCI, GIOCOSI MA NON APPAGATI, FINO ALL’AVVENTO DI CHIARE COSCIENZE.

Riccardo Accarini     I      Lorenza Rossi Lasab

Savona – Albisola, aprile 2016

Graziano Cecchini: la paura e la conoscenza

Graziano Cecchini: la paura e la conoscenza

di Lorenza Rossi Lasab
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(nella foto: Graziano Cecchini)
A seguito dei recenti fatti di Piazza di Spagna a Roma, ho chiesto di poter incontrare Graziano Cecchini, l’artista che alcuni anni fa aveva fatto scendere dalla scalinata di Trinità dei Monti miriadi di palline colorate. E che aveva colorato di rosso l’acqua della Fontana di Trevi. Questa conversazione, avvenuta il 16 marzo u.s., è un documento di grande attualità perchè Cecchini è un artista ammirato e controverso che, costantemente, viene anche molto “copiato”. In questi giorni, per esempio, è  stato proposto, sotto gli occhi di tutti un intervento cromatico sulla Fontana di Piazza De Ferrari a Genova, ma non solo a Genova. L’acqua della fontana si presentava infatti, pochi giorni fa e per una ragione la cui nobiltà non si discute, colorata d’azzurro.  Turravia certamente chi ha messo in atto questa iniziativa, si è ispirato a quanto Cecchini aveva realizzato a Fontana Di Trevi pochi anni fa. E forse, se si volesse rispettare gli artisti e le persone di cultura meglio di quanto ci si limiti semplicemente a dichiarare, bisognerebbe riconoscere le loro idee e ammetterne la paternità, soprattutto quanto li si copia. Perché le idee sono patrimonio comune, ed è proprio per questo che va riconoscuito il merito a chi le ha avute e comunicate per primo. Cecchini mi ha rilasciato questa interessante intervista, che permette di comprendere a fondo la sua poetica e le motivazioni dei suoi coraggiosi interventi nell’arte.
Come è nata, come ha sviluppato la sua vocazione artistica?
Ho cominciato come autodidatta e in seguito sono stato a bottega presso un pittore a Roma. Ho approfondito le mie conoscenze in modo più ampio, con letture e ricerche. Tuttavia ora mi sto rendendo conto che tutto quello studio non è servito a niente.

Perché afferma questo?
Perché viviamo in un’epoca non direi solo mediocre, ma pessima. Soprattutto per un artista. Nell’immaginario collettivo, oggi, l’artista è uno che non lavora per niente. Una sorta di nullafacente. In realtà un artista lavora quanto un metalmeccanico.

Qual è la differenza tra il nostro tempo e le epoche del passato?
In passato gli uomini che contavano avevano una visione del mondo completamente diversa. Lorenzo il Magnifico, per esempio, era un politico, ma illuminato. L’arte produce in effetti molto PIL e Lorenzo il Magnifico, per fare un nome, sapeva esattamente quanto PIL poteva procurargli un artista. Anche gli artisti, in fondo, hanno sempre fatto politica. Oggi non è più così e non vi sono artisti che siedano in Parlamento.

Che idea si è fatto della società e degli artisti contemporanei?
La società contemporanea è completamente da ricostruire e gli artisti che entrano nel mercato dell’arte non hanno un vero substrato culturale. E poi sono molto critico nei confronti di certi schematismi. Che cosa intendiamo per moderno? Che cosa intendiamo per contemporaneo? Caravaggio è un contemporaneo, l’Acropoli di Atene è contemporanea. Oggi si tende addirittura a confondere l’invenzione con l’innovazione. Picasso, per arrivare a Les Demoiselles d’Avignon ha fatto molto altro, iniziando come artista figurativo e poi passando per i successivi periodi blu e rosa. Per esempio, non si può fare dell’astrattismo se non si hanno le basi dell’arte classica e neoclassica. Quindi, a questo punto, che cosa intendiamo per antico o per moderno? Sono categorie inutili.

A proposito: nel 2010 ha realizzato un allestimento che traeva ispirazione dall’Acropoli di Atene.
Certo, si trattava di “Rock”: con 400 tonnellate di marmo proveniente dalla cave di Massa e Carrara, ho eretto in Piazzale Michelangelo a Firenze un grande portale arcaico lineare, essenziale. È stato un allestimento importante. In seguito, a Firenze in Piazza Santa Croce, Pistoletto ha realizzato una grande croce con blocchi di marmo.

Ha scelto il marmo, un materiale importante, di lunga tradizione.
Amo questo materiale. Un tempo gli artisti conoscevano profondamente e sapevano lavorare materiali come il legno e la pietra. Le grandi cattedrali del Medioevo sono state realizzate dagli scalpellini e non c’erano, come si pretenderebbe oggi, architetti abilitati. Lo studio del marmo mi ha insegnato molte cose e ho ripercorso attraverso lo studio di questa materia prima anche la storia dei grandi maestri, come Michelangelo. Questa profonda esperienza mi ha portato a proporre come metodo quello della lettura di questo prezioso materiale sulla base della conformazione naturale e delle sfumature, in occasione della Biennale del marmo, a Carrara.

Qual è la sua opinione sul mercato dell’arte oggi?
Mi sento come un pesce fuor d’acqua. Il mercato dell’arte sta sbagliando tutti gli obiettivi. Ognuno cerca di consolidare il proprio potere del momento. Questo rende miopi. Oggi il mercato ha creato il “divide et impera”, ed in effetti ogni artista si presenta come un piccolo o grande imprenditore di se stesso. Per esempio Maurizio Cattelan è considerato il più grande artista, ma per via del conto in banca. Tanti piccoli o grandi mondi autonomi, mentre invece è lo Stato che dovrebbe farsi padrone, nel divulgare l’arte.

E delle prospettive di questo mondo globalizzato cosa ne pensa?
Mentalmente oggi siamo un passo più indietro, rispetto all’uomo di Neanderthal. Siamo appesi a un concetto energetico. Se non passiamo dal fossile (il petrolio) ad altre risorse energetiche (eolico, fotovoltaico) noi saremo destinati a esplodere. Più in generale, oggi siamo di fronte all’olocausto dell’umanità. La società di oggi è strutturata in modo tale che è l’elemento umano, quello che deve pagare.

Parliamo ora delle sue esperienze artistiche più discusse a Fontana di Trevi il 19 ottobre 2007 e Piazza di Spagna il 16 gennaio 2008.
In entrambi gli esperimenti ho utilizzato il colore. Per la fontana di Trevi era un pigmento rosso, liquido e biodegradabile per colorare l’acqua. Si trattava di tempera ecocompatibile. Per l’esperimento della scalinata di Trinità dei Monti ho utilizzato il colore “solido” , facendo rotolare e discendere sulla fontana della Barcaccia mezzo milione di palline colorate di plastica, provenienti dalla Cina.

Qual era lo scopo che si prefiggeva?
Volevo sensibilizzare, rivoluzionare la mentalità comune. Su un volantino, nel 2007, avevo scritto: “una macchia di colore vi tumulerà”. Ho utilizzato il colore come un utensile per dimostrare che l’ignoranza produce paura. Dal momento che le persone non avevano conoscenza della natura di quel colore rosso che stava tingendo l’acqua della fontana, ecco che quel rosso, in realtà del tutto innocuo, ha terrorizzato quelle stesse persone.

E le palline colorate? Anche quelle facevano paura?
Hanno avuto paura anche delle palline colorate, perché sovvertivano i loro schemi mentali. In realtà i gradini di Trinità dei Monti sono un capolavoro perché sono stati fatti apposta per permettere all’acqua nei giorni di pioggia abbondante di andare a convogliarsi nella fontana della Barcaccia in Piazza di Spagna. E così è accaduto anche con le palline colorate, come fossero grandi gocce d’acqua. Si avvicinava l’anno dei festeggiamenti per il centenario della nascita del Futurismo. Eppure la gente ha ancora molte paure. Comunque i miei esperimenti hanno fatto scuola, anche quando nel 2009 ho rivestito le case di luce colorata, passeggiando per le strade di Roma con un proiettore tra le mani. Da quel momento anche alcuni spot pubblicitari hanno tratto ispirazione dai miei più discussi interventi artistici.

Nasce il Real Visualismo

Primo documento teorico del Real Visualismo – Nasce il realvisualismo, movimento e contesto artistico che individua il mezzo espressivo della fotografia e del video digitale, con il suo inevitabile approdo nel web, come veicolo di lettura e di sintesi delle diverse esperienze artistiche che, a partire dalla land art, alla body art, alla street art, hanno proposto l’interazione reale tra l’artista e l’ambiente che lo circonda. Il principio del realvisualismo è quello di riconoscere che tutto ciò che è visuale è reale. Proprio per questo i cambiamenti e le mutazioni, anche effimere o potenziali e latenti, che l’artista apporta nel proprio naturale habitat, diventano principio di assoluta realtà. Da questa premessa risulta consequenziale il fatto che l’artista si assume la responsabilità di intervenire nella società e nell’ambiente in cui si muove. I realvisualisti possono utilizzare indifferentemente tutte le tecniche artistiche sperimentate e sperimentabili; l’uso dei materiali, dai più tradizionali a quelli più innovativi è assolutamente illimitato. Strettamente legato all’azione realvisualista è il documento video/fotografico, che riceve e comunica il significato dell’intervento dell’artista. L’opera realvisualista non si esaurisce nell’essere oggetto, ma è un campo d’azione reale tra situazioni, ambiente e oggetti che interagiscono in inedite corrispondenze: armonie, tensioni o contraddizioni che l’artista con il suo sguardo e il suo intervento reale, profeticamente e provocatoriamente rivela e sottopone al suo pubblico chiamandolo a intervenire, attestando così, con le proprie reazioni, l’autenticità delle esperienze che l’artista realvisuale propone.  Albisola  20 settembre 2014 Lorenza Rossi Lasab