About Gaetano Previati

Mi ha sempre incuriosito il dipinto “Maternità” di Gaetano Previati (1853-1920). Nell’opera, esposta per la prima volta alla Triennale del 1891, la ripetizione delle figure degli angeli accovacciati intorno alla madre che allatta il bambino tenendolo in grembo determina, con il motivo insistito delle bianche ali, un veicolo segnico che giustifica la flessione del tratto filamentoso della pasta pittorica, stabilendo un gioco di analogie cromatiche e formali con il bianco velo della madre. La curvatura del busto della madre in atteggiamento di protezione dell’infante, sviluppa a sua volta per analogia simbolica e formale il tema del frutto rosseggiante appeso ai rami tortuosi dell’albero che, al vertice della composizione, si protende verso un cielo luminoso come il sole. Il tema della fecondità della natura e della sua tensione al preservarsi della vita stessa, all’eternità. il manifestarsi della maternità è oggetto di meditata contemplazione da parte degli angeli, creature intermedie la cui immagine sembra prendere conformazione dai fili dell’erba. Gaetano Previati mette qui in campo un gioco di analogie: erba, ali, velo, bambino, frutto, albero impastati di quella medesima realtà d’amore che è la vita. Io penso che questa tensione di Previati  denoti un suo personale orientamento panpsichista. Egli si muove affrontando soggetti naturalistici in un modo che naturalistico non è. La sua è una concezione del tutto personale che va oltre l’inquadramento simbolista in cui la sua pittura è stata storicizzata. In questo momento Previati guarda oltre confine, oltre le esperienze dei simbolisti italiani. Egli precorre l’ingresso in Italia del nuovo linguaggio artistico internazionale simbolista e secessionista. Ritengo che Previati abbia riconosciuto il valore alternativo, e quindi portatore di innovazione, di certa riflessione filosofica e matematica. Mi riferisco alle speculazioni di Gustav Theodor Fechner che in un suo breve trattato del 1848 descriveva le piante come entità angelicate perché, pur essendo radicate in uno spazio circoscritto, sono libere con le loro fronde di tendere all’infinito e di aprirsi completamente alla luce: tutte le altre creature possono anch’esse rivolgere lo sguardo al sole, ma solo schermandosi. La pianta, afferma Fechner, “fa variopingere se stessa dai raggi solari e anzi se li incorpora. La luce diviene pianta; questa estrae dalla luce i colori”. Queste suggestioni sono utili per capire il dipinto “Maternità”: qui, come in altre opere di Previati, la linea-colore si fa veicolo di trasfigurazione della realtà. Stesa per ondulazioni, in accostamenti filamentosi tono su tono, tende a prevalere sulle forme individuali per renderle comunicanti con un disegno più ampio che vuole essere natura e universo, come se l’atto di prendere forma fosse connaturato allo spazio, determinato dal tempo e quindi l’aspirazione allo spazio infinito non avesse altro scopo che la ricerca dell’eternit. (Liberamente tratto  dalla rivista “Arte e Fede”. Copyright per il testo: Lorenza Rossi) .   Previati

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